Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
parte quarta | 83 |
XXVII.
Nè furon guari le ninfe oltre andate,
Che trovaron due ninfe tutte ignude
Che in un pelago d’acqua eran entrate,
Dove l’un monte con l’altro si chiude:
E giunte lì s’ebbon le gonne alzate,
E tutte quante entrar nell’acque crude,
Coll’altre ragionando del bagnare:
XXVIII.
E perchè allora era maggior calura
Che fosse in lutto il giorno, e dal diletto
Tirate di quell’acqua alla frescura,
E veggendosi senza alcun sospetto,
E l’acqua tanto chiara, netta e pura,
Diliberaron far come avean detto;
E per bagnarsi ognuna si spogliava,
XXIX.
E sì diceva: o compagna mia cara,
Bagneraiti tu qui con esso noi?
Affrico disse colla voce chiara:
Compagna mia, i’ farò quel che vuoi,
Nè cosa che tu voglia mi fia amara.
E fra sè stesso sì diceva poi:
S’elle si spoglian tutte, al certo ch’io
Non terrò più nascoso il mio disio.