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parte quarta | 85 |
XXXIII.
E l’altre ninfe tutte quante in fretta
Uscir dell’acqua a’ lor vestir correndo:
Nè però niuna fu che lì sel metta,
Ma coperte con esso va fuggendo,
Che punto l’una l’altra non aspetta,
Nè mai indietro si givan volgendo,
Ma chi qua e chi là si dileguoe,
XXXIV.
Affrico tenea stretta nelle braccia
Mensola sua nell’acqua, che piagnea,
E basciandole la vergine faccia,
Cotai parole verso lei dicea:
O dolce la mia vita, non ti spiaccia
Se io t’ho presa, che Venere Iddea
Mi t’ha promessa, o cor del corpo mio,
XXXV.
Mensola le parole non intende
Ch’Affrico le dicea, ma quanto puote
Con quella forza ch’ell’ha si difende,
E fortemente in qua e in là si scuote
Dalle braccia di quel che sì l’offende,
Bagnandosi di lagrime le gote;
Ma nulla le valea forza o difesa,
Ch’Affrico la tenea pur forte presa.