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RAGGUAGLIO XLVII

[Un baron italiano domanda qual sia miglior dominio per gli Italiani : il francese o lo spagnuolo; e dal conseglio di Sua Maestá gli vien risposto.]

Il baron italiano, che la settimana passata capitò in Parnaso, ebbe ultimamente udienza da Sua Maestá, nella quale le disse che i popoli italiani che si trovano sotto il duro giogo de’ Spagnuoli, invitati da buona comoditá, avevano desiderio di liberarsene, ma che non poteano ciò fare senza sottoporsi a’ Francesi; però desideravano saper da quel sacro collegio de’ letterati quale fosse migliore o manco doloroso dominio per gli Italiani : quello de’ Francesi o quello de’ Spagnuoli ; e qual differenza fosse tra queste due nazioni rispetto agli Italiani, i quali per il fato del destino infelicissimo doveano servir alle nazioni barbare. Fu consultata la domanda nel conseglio secreto di Sua Maestá e concluso che tra Francesi e Spagnuoli era quella medesima differenza, che i teologi pongono tra il demonio e il diavolo e i medici tra il canchero e il mal di S. Lazzaro. Essendo questa dichiarazione notificata a quel barone, di nuovo supplicò il sacro collegio a meglio dichiararsi, poiché non gli parea chiara la dichiarazion fatta, e di nuovo anco gli fu detto che quei che erano soggetti agli Spagnuoli si poteano paragonar a quelli che sono etici abituati e quelli che erano dominati da’ Francesi a quelli infermi, che sono oppressi da febre pestilenziale e maligna. Gridò allora il barone supplichevolmente: — Però io sono, o virtuosi, uomo idiota, e però non intendo questi enigmi ; supplico tutti che mi si parli chiaro in negozio di tanto rilievo.—Allora fu di nuovo detto che pigliasse un fiasco di vino e lo portasse prima ad un Francese, poi ad un poeta spagnuolo; fece il barone quanto gli fu avvisato e, avendo portato vino preziosissimo di Napoli al prencipe Ron