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RAGGUAGLIO XLVIII

[La nazion francese chiede ad Apollo di esser corretta de’ suoi difetti,

e non vien soddisfatta.]

La nazion francese, la quale si scrisse che fu finalmente liberata da Sua Maestá dall’ospitale de’ pazzi, dove era stata rinchiusa per molti anni, prima che ella si sia partita di Parnaso alla volta di Francia fu a pigliar licenza da Apollo, al qual fece sapere che i suoi travagli, gli strazi di quel nobilissimo reame erano stati tanti e tali in queste ultime rivoluzioni, cagionate per l’ambizione de’ Spagnuoli, che ben meritavano che con ogni diligenza essa si guardasse d’incorrervi la seconda volta; e perché, oltre le trame sediziose de’ Spagnuoli, la leggerezza, l’inconsiderazione, l’instabilitá, la furia degli ingegni francesi aveano data occasione a tanti mali, tutte le nazioni di quel grandissimo e floridissimo regno, devotissimo di Sua Maestá e dove aveano fiorito e fiorivano tanti letterati, lo supplicavano a voler corregger ne’ Francesi, di sua mano, con la sua autoritá, quelle imperfezioni, quei vizi che non si poteano correggere né con industria, né con qualsivoglia artifizio e avvertenza da essi Francesi. Alla qual domanda fu da Sua Maestá stessa risposto con queste parole: — Si come la natura sagacissima, per non far tiranno alcuno tra gli animali della terra e i pesci delle acque, ha voluto mortificar la ferocia del leone con la febre quasi perpetua e la velocitá monstruosa del delfino con la difficultá del pascersi per la bocca, che gli ha fatta in luogo incomodo a pigliar i pesci per il suo vitto, cosi ha domato quella ferocia meravigliosa, quell’ardire singulare, quel cuor generosissimo de’ Francesi (difetto che non si può correggere senza dargli in preda il dominio dell’universo), con avergli dato poco cervello; percioché, se il Francese avesse l’intelletto e tutto l’ingegno degli Italiani, egli dominarebbe tutto il mondo, si come quasi

T. Boccalxni, Ragguagli di Parnaso-in.

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