Pagina:Boccalini, Traiano – Ragguagli di Parnaso e scritti minori, Vol. III, 1948 – BEIC 1772693.djvu/181

Da Wikisource.

considerazione che si deve: signori miei, l’arte nostra, la quale si può dire felicissima in se stessa per avere consolati tanti negli desideri loro, ha questa imperfezione, che non si può esercitare se non fra gente ignorante, fra persone dozzinali, che vedono l’apparenza e non hanno cervello di penetrare l’essenza delle cose; e con tutto ciò vi sono stati fra noi di quelli che nelle corti de’ prencipi grandi, dove vivono ingegni accapati di sopraffina accortezza, avendo voluto introdursi con l’ipocrisia, sono stati subito scoperti, onde hanno disonorato loro istessi e vituperato tutto il nostro mestiere; e sebbene, signori, io non credo d’essere l’ultimo fra i piú eminenti soggetti di questa congregazione (se dicessi di non esser il secondo sanno molto bene le signorie vostre che io non parlerei arrogantemente), nondimeno io, che ho cognizione di molte corti di prencipi e particolarmente della romana, dove difficilmente ha credito la vera, nonché la finta bontá, confesso liberamente che piú tosto mi darebbe il cuore di far un orologio d’acciaio, meglio di qualsivoglia Todesco o Francese, senza mai adoprar lime, che mi bastasse l’animo d’esercitare anco per poco tempo l’ipocrisia nelle corti, senza esser scorbacchiato la stessa prima ora per un mariolo e per un ghiottone per tutte le regole e correr evidente pericolo d’esser balzato nelle coperte.