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RAGGUAGLIO LXXXII

[Si risolve nel gran Conseglio de’ letterati] che la lingua toscana si debba

chiamar italiana.

La lunga e fastidiosa controversia, che tra’ letterati delle provincie d’Italia con tanta ostinazione è stata disputata, se la piú perfetta lingua che di presente usano comunemente gl’italiani debba chiamarsi italiana oppure toscana, finalmente lunedi passato nel gran Conseglio de’ virtuosi fu proposta, ventilata e decisa, avendo comandato Sua Maestá che negozio di tanto rilievo non solo da’ suoi particolari giudici, ma da tutte le provincie ove regnano le buone lettere fosse terminata; e tale fu la molta autoritá di Dante, del Petrarca e del Boccaccio, che nello stesso primo scrutinio facilissimamente fu ottenuto che ella si chiamasse toscana. Non solo a tutte le provincie d’Italia, ma alle oltramarine e oltramontane ancora, sommamente dispiacque questa risoluzione, la mala soddisfazione delle quali arrivò a tal segno, che fino le voci, le frasi e le elocuzioni provenzali e franzesi furono richiamate dalle loro nazioni ; dal qual esempio mosse, le provincie oltramontane comandarono anch’esse alle voci loro che ritornassero a casa, ritogliendo alla lingua italiana ciò che di buono le avevano accomodato. «Olierò», presidente in Italia per la lingua spagnuola, fece risoluzione di passar di lá da’ monti, e le cose arrivarono tant’oltre, che la ricchissima lingua latina, sdegnando ancor essa che tanti tesori e tante ricchezze di vocaboli e di frasi ch’ella aveva accomodato alla lingua italiana malignamente fossero state usurpate da una picciola provincia di lei, con ruina grande di tutto quello che di giá s’era concluso s’ammutinò, ritogliendo alla lingua italiana le voci, le locuzioni, i dizionari, i cornucopi, che con profusa liberalitá le aveva prima donati : di maniera tale che la lingua italiana per cosi generai sollevamento talmente rimase spogliata, che