Pagina:Boccalini, Traiano – Ragguagli di Parnaso e scritti minori, Vol. III, 1948 – BEIC 1772693.djvu/284

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sfrattasse di Parnaso e che andasse altrove a vender cosi maligne e scellerate imposture, colle quali egli sapeva che ne’ tempi moderni molti suoi pari avevano posti in grandissima difficoltá quei che avevano dato lor fede. Poiché, quando i prencipi per lo proprio interesse non curano di precipitare il pubblico bene, le loro azioni sono sovvertite da quel Dio che punisce i consigli degli appassionati ; e che quel prencipe provvedeva prudentemente il suo particolare interesse, che assicurava l’utile universale, non raccogliendosi dall’azioni frutti migliori che la riputazione d’aver bene operato; e che chi consigliava altrimenti era sempre micidiale della gloria e talvolta della vita de’ prencipi, molti de’ quali, essendosi lasciati accecare in sifatte occasioni da’ consegli de’ moderni politici e avendo poi col tempo conosciuto la bruttezza e viltá delle loro azioni, erano morti di puro dolore; e che, quando il nudo e privato interesse debba essere la scorta del prencipe in quella occasione e il solo riguardo d’aver soggetti obbligati, faceva bisogno accapar solamente uomini insigni per lettere e per nobiltá, poiché, essendo la gratitudine virtú principalissima, per certo ella si trova molto piú negl’animi de’ nobili, nati per l’ordinario virtuosi e costretti da doppio vincolo a proceder virtuosamente, nascendo questi e vivendo nel cospetto delle genti per la gloria, cosi come i plebei per gl’interessi. Che nell’ingrandire una persona bassa si faceva acquisto d’un uomo solo, ma con l’esaltazione d’un nobile s’obbligava il prencipe numerosi parentadi, da’ quali, come da fertilissimi campi, si raccoglieva la messe abundantissima d’un’infinita gratitudine. Che nel beneficare un ignobile si perdeva il beneficio con la morte di lui, ma esaltandosi un nobile passava la memoria di quel beneficio a’ suoi posteri, i quali, avendo continuamente nella loro casa soggetti grandi, facevano segnalate dimostrazioni di gratitudine dopo le centinaia d’anni. Che in quanto poi al far scelta d’uomini eminenti nelle buone lettere, disse che egli rimaneva sopramodo maravigliato dalla sciocchezza di quei prencipi, i quali si davano ad intendere di trovar maggior gratitudine in un bufalaccio