Pagina:Boccalini, Traiano – Ragguagli di Parnaso e scritti minori, Vol. III, 1948 – BEIC 1772693.djvu/285

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ignorante, il quale nemmeno conosca la grandezza del beneficio, che in un letterato, il quale, avendo fatto l’abito nelle virtú che portano seco la scienza, non sa né può essere ingrato; e che il maggiore contento che ricevesse un prencipe, da non paragonarsi con tutti gl’interessi umani, era il veder nel senato soggetti grandi eletti da esso, che sempre ragionino con dottrina, sempre consiglino con prudenza; e che egli sopra tutte le cose aborriva l’afflizione che proverebbe, d’aver posto in senato certi Arpocrati, che col perpetuo tacere mostrano piú la balordaggine del prencipe che la propria ignoranza. Disse poi che non dovea in modo alcuno desiderar l’inezia nei suoi senatori, come quei che pretendevano solamente di consigliare e non di comandare, e che egli amava soggetti tali che l’ammonissero con la sagacitá de’pareri a non commettere errori, non che con l’ignoranza o con l’adulazione l’aiutassero a precipitare. E finalmente disse che un prencipe nel negozio importantissimo del supplire un senato, se errava, provvedendolo d’uomini indegni, meritava piuttosto nome di maligno che d’imprudente.

Fu dunque fatta l’elezione de’ senatori, numerosa e onoratissima di soggetti tutti insigni per eminenza di sapere, per nobiltá di sangue, per bontá di costumi, e alcuni che pretendevano quel grado solo per una certa pura bontá, come inetti e semplici non furono avuti in considerazione. Solo dei domestici fu innalzato a tanta dignitá il Sanga, segretario di Stato, poiché, piú necessaria essendo la segretezza d’ogni altro requisito negli affari e negozi grandi di Stato, devono i prencipi per proprio interesse proporre a questi tali i premi immensi per ricever da essi fedeltá esquisita.