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RAGGUAGLIO VII

Tomaso inglese dimanda ad Apollo quando cesseranno nel mondo le eresie.

Tomaso Moro inglese, quegli che, il primo giorno che fu ricevuto in Parnaso, da Apollo fu onorato con il singoiar titolo di santissimo letterato, vive in quella corte afflittissimo, perpetuamente escruciandolo quei mali delle scelerate eresie che, nella sua patria e altrove dal cuor degli uomini avendo cacciata la vera pietá cristiana, in una orrenda confusione hanno poste le cose sacre e le profane; e percioché disordine tanto grave ogni giorno piú si vede andar crescendo nella chiesa di Dio, anco l’afflizione di quell’uomo veramente singolare di modo sempre va avanzandosi, che perpetuamente si vede pianger l’eresia della plebe sedotta, l’ateismo apertissimo delli seduttori.

Questo tanto insigne personaggio lunedi mattina si presentò avanti Apollo, al quale con grandissimo affetto chiese che gli facesse palese quando nella religion cristiana avranno fine i disordini delle presenti eresie inventate e seminate dagli uomini empi, o per ambizione di acquistare, o per gelosia di non perdere, o per odio di vendicarsi. Alla domanda del Moro cosi subito rispose Apollo: —Allora, dilettissimo Tomaso, vedrai cessar i mali delle moderne eresie, che gli Spagnuoli, contentandosi della sola Spagna loro, non daranno piú gelosia ad alcuno e la serenissima casa d’Austria in Germania con l’antico suo patrimonio del contado d’Anspure terminerá l’ambizione che ha di dominar l’universo, perché, non altro essendo le presenti eresie che una lega di potentati contro la grandezza della casa d’Austria, non prima mancheranno i mali, che si tolga la vera cagione di essi.