Pagina:Boccalini, Traiano – Ragguagli di Parnaso e scritti minori, Vol. III, 1948 – BEIC 1772693.djvu/366

Da Wikisource.

CARTEGGIO

361

XXI

Al re d’Inghilterra, Giacomo I.

Al Re della Gran Brettagna.

Sire,

socordiam illoruin irridere libet , qui praesenti potentia credunt exlingui posse etiam sequentis aevi memoriam. Siami lecito con le stesse parole di Cornelio Tacito querelarmi appresso Vostra Maestá dell’infelice calamitá de’ tempi presenti, con le quali quel istorico prencipe degli scrittori politici deplorava la miseria de’ secoli di Tiberio, ne’ quali la veritá istorica, cibo saporitissimo degli animi de’ virtuosi, con tanta severitá era perseguitata, che lo stesso autore dice, che gli uomini di quei tempi anco la memoria delle cose passate avrebbono perduta volontieri, se cosi in poter loro fosse stato oblivisci quatti tacere. Ed è cosa certa, che ferita piú mortale non poteva ricever il genere umano, perché, sbandita dalle istorie quella veritá, che negli omini genera la prudenza, cosi vana fatica è il leggerle, come perdimento di tempo è lo studio dei favoleschi romanzi di Amadigi e di Don Florizello. Né per mio credere da altro disordine nasce che lo scrivere istorie (fatica solo riservata agli ingegni piú accapati de’ letterati) infelicemente si vede oggi esser capitata nelle mani di Alfonso Ulloa, di Mambrino Rosseo, di Cesare Campana e di altri inetti, gli scritti de’ quali per la lordura loro altrui muovono nausea, perché gli uomini valenti, spaventati dalle sfacciate adulazioni che con seco porta il presente secolo, essendosi ritirati dallo scrivere istorie, gli ignoranti hanno occupata la piazza vota. S’aggiunge a queste cose, che molte volte è accaduto che i virtuosi scrittori, dai prencipi grandi essendo stati offesi ne’ parti degli ingegni loro (al pari de’ proprii figliuoli svisceratamente amati da essi), cacciati dal potentissimo stimolo della vendetta, tanto avanti si sono lasciati trasportare