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TRADUZIONI

SCENA SECONDA Gnatone e Parmenone.

Gnatone. — O Dio immortale! Che gran differenza è da uomo a uomo e quanto è da piú il savio del pazzo! E questo solo per tal cagione mi è venuto in mente, che oggi, a caso passando di qua, m’incontrai in un mio paesano, della medesima condizione che son io, cioè non piú nobile né piú ricco di me, e sopra il tutto buon compagnone; costui, similmente come ho fatto ancor io, aveva scialaguato quanto di buono gli lasciò suo padre. Gli pongo cosi gli occhi addosso e lo veggio orrido, sporco, vecchio, mezzo ammorbato e cosi ben in arnese che, se per caso e’ lupi se l’avesser mangiato, mi venga il canchero se avessero cacato altro che stracci ; io gli dissi — Che domin di abito è cotesto.tuo? — ed egli : — Perché io mi son giocato quanto avea, ohimè, mira, Gnatone, in che miseria mi son condotto! Tutti quei che mi conoscevano e tutti gli amici miei mi hanno abbandonato. — Io allora si che non lo riputai degno che mi nettasse pur le scarpe, onde, burlandomi di lui, gli dico: — O pinconaccio che sei, come è egli possibile che tu ti sia ridotto a tanta meschinitá, che non ti sia avanzata nemmeno la speranza di poterti riavere? Hai forse co’ denari giocatoti il discorso e il giudizio ancora? Specchiati un poco in me, che pur non son nato di costa di re: mira qua, che faccia colorita, come mi riluca il pelo e che bravi vestimenti io abbia indosso: guarda che presenza di imperadore è questa mia e, con tutto ch’io non sia padrone di un cencio da coprirmi il culo, nondimeno son monarca del mondo, talché, trovandomi senza il fiato, la sguazzo e trionfo questo mondaccio cane. — Allora questo bricconaccio, pensandosi darmi una fianconata: — Ma io — mi risponde — non posso recarmi in pace di esser schernito e burlato dalla brigata, né posso soffrire di aver tutto il giorno la schiena sotto un bastone. — Io allora gli replico: — E quando bene, disgraziato che sei, ti ponessi a far il buffone e l’adulatore,