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TRADUZIONI

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scherzar con esso lei e a burlarsi di me, onde, essendomi venuto il moscherino al naso, guardandolo cosi, con un occhio bieco, gli dico: — Che fai tu, canestruccio? Non hai ancor fornito di ben pagar e’ tuoi debiti, che vuoi cominciar a riscuotere?

Gnatone. —Ah, ah, ah, ah!

Trasone. — Di che ridi?

Gnatone. — Faceto, pronto, pungente e detto a tempo: non si potea al mondo dir meglio. È egli vostro questo motto? Io mi stimava che fosse stantivo di mille anni.

Trasone. — L’hai forse udito dir da alcuno?

Gnatone. — Ne è pieno ogni chiasso e ha luogo tra’ motti della prima bossola.

Trasone. — È di mio capo, e credimi che quel giovanetto semplicione rimase mezzo morto, tanto si accorò.

Parmenone. — Oh, che Dio ti spianti da questo mondo!

Gnatone. — Che rispose egli?

Trasone. — Non fiatò piú, ma rimase tutto confuso: gli altri, che vi erano presenti, al prencipio crepavano dalle risa, alla fine poi cominciarono tutti a cagliare per la paura che aveano di me.

Gnatone. — Altretanto ne avrei fatto io.

Trasone. — Ma dimmi : parti eh’ io debba cercar di sgannar Taide della gelosia che ha eh’ io ami questa giovane?

Gnatone.— Signor no, anzi, cercate di accrescergliela.

Trasone. — Dammene la ragione.

Gnatone. — Eccovela: se mai ella nominerá Fedria e per darvi martello lo loderá...

Trasone. — Si, si. Ora so quello che tu vuoi inferire e hai un mar di ragioni.

Gnatone. — ... questa sará la vera terriaca perché non lo faccia; di modo che, quando Taide nominerá Fedria, voi subito vi ricordate Pámfila, e s’ella alcuna volta dirá: — Invitiamo Fedria a cena con noi — e voi soggiungete subito: — Chiamiamo Pámfila, che suoni un poco — e s’ella loderá Fedria come bello, voi d’altro canto loderete la bellezza di