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TRADUZIONI

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Parmenone. — Odi quest’altro: non è egli cosi solenne mangione come il Capitano, re de’ frapponi e vantatori?

Taide. —Andiamo quando ti pare: io sto a posta tua.

Parmenone. — Bisogna ch’io finga venir ora di casa e me le faccia incontro. O Taide, avete voi d’andar in luogo alcuno ?

Taide. — Tu sei qui, Parmenone? Hai fatto bene a domandarmene.

Parmenone. — Perché?

Taide. — Perché dici? Non vedi tu qui questo Capitan del Tinca?

Parmenone. — Lo veggio e me ne duole. Or, quando vogliate accettarli, e’ doni di Fedria sono in ordine.

Trasone. — Perché c’intratteniamo noi qui tanto? Perché non ce ne andiamo con Dio?

Parmenone. — Fatemi grazia di darmi commoditá ch’io possa, con vostra licenza, ragionare, trattare e dar a Taide quello che voglio.

Trasone. — Non niego che e’ tuoi doni non siano per esser bellissimi, ma non giá degni da paragonarsi co’ nostri.

Parmenone.— Or ora, per lo mezzo della pruova, ve ne chiarirete. Olá, a chi dico io? Fate venir fuori quei ch’io vi ho ordinato. Passa qua tu, muoviti presto! Questa mora, Taide, è venuta fin da’ paesi del Preianni.

Trasone. — In costei qui, Gnatone, non credo che siano stati spesi piú di trenta scudi.

Gnatone. — Che dite voi trenta? A gran fatica venti.

Parmenone. — Ove sei tu, Doro? Passa qua. Eccoti un eunuco come si deve. Mira che aspetto grazioso e che etá fiorita.

Trasone. —Per vita dell’Imperatore, che questo eunuco è una gran buona robba !

Parmenone. — Che ne dici tu, Gnatone? Hai tu nulla che opporci? E a voi, signor Capitano, che ne pare? Stanno cheti : assai col tacer lo lodano. Vedete, Taide, fatene esperienza nelle lettere, nella musica e nella lotta, ch’io ve lo