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TRADUZIONI

giá la casa di lei sará comune con la nostra, essendosi ella raccomandata a mio padre, ed egli l’ha ricevuta in sua protezione.

Parmenone. —Taide dunque è tutta del signor Fedria?

Cherea. — La cosa passa come ti ho detto.

Parmenone. — Per me vi è un’allegrezza di piú: che quel frappone del Capitano vien scartato da Taide.

Trasone. — Uh, uh, uh!

Gnatone. — Fermo! Non vi movete! Non vedete che non vi veggono? Credete voi che se si fossero accorti di voi, nominando solo il vostro nome, non facessero inchini fino in terra?

Cherea. — Però va’, cerca mio fratello e fa opra di trovarlo, acciò oda quanto prima queste buone nuove.

Parmenone. — Voglio prima veder se è in casa.

Trasone. — Che dici tu, Gnatone? Non ti paio io il piú rumato cavaliere che cinga spada?

Gnatone. — Mi par purtroppo veder che dite il vero. Eh, lasciatela andare, che è una bagascia! Credete al vostro Gnatone, ch’è un vitupero che il capitan Trasone, tanto scorporato amico dell’Imperadore, si perda dietro una sua pari.

Cherea. — Di che cosa debbo io primieramente far menzione, o chi prima loderò io ? Parmenone, che mi diede cosi buon consiglio, o me stesso, che tanto coraggiosamente seppi por in opra il consiglio di lui? Oppur per terza loderò la mia buona fortuna ancora, la quale ha governato il consiglio di lui e l’audacia mia, e la quale nel maggior mio bisogno mi ha mandata Taide fuor di casa, il fratello e la balia della mia Pámfila innanzi, acciò ella, quando deva darmisi compitamente, cosi come bella, mi si concedesse nobilissima? Oppur debbo io far menzione della contentezza di mio padre? O Iddio, mantienci tante allegrezze che ne hai date oggi!

Fedria.— Che insogni, che miracoli mi ha pur ora raccontato Parmenone? A me par di non potergli credere, se non li veggio. Ma dove sará mio fratello?

Cherea. — Eccomi qua.