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ANNOTAZIONI

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sta, monsignor Giovanni della Casa, discorrendo con l’eccellentissimo Ermolao Barbaro, ambasciatore veneto, sopra il modo che diversi prencipi d’Europa tengono nel governar gli Stati loro, gli disse che da molti uomeni grandi non veniva lodata la straordinaria piacevolezza che la republica veneziana usava con i suoi sudditi nel punir i loro delitti, perché, nella presente etá mostruosamente nel cuor delli uomeni essendo cresciuta l’immanitá degli omicidi, quei che aveano il governo publico nelle mani facea bisogno che contro i sediziosi si mostrassero tutta severitá e che parea che non poco oscurasse la fama della prudenza veneziana il numero degli omicidi e gli altri gravissimi eccessi, che tanto frequentemente si commetteano nello Stato di quella serenissima republica; e che egli non stimava buona la ragione, che per difesa del senato veneziano rendeano alcuni, che le republiche tutte, ma piú particolarmente le aristocratiche, erano forzate con i popoli loro procedere con maggior morbidezza di quella che poteano far le monarchie, percioché alla nobiltá dello Stato di terraferma, esclusa dal maneggio delle cose pubbliche, serviva in luogo di grandissima sodisfazione rilasciarle un poco la briglia di una ancorché scandalosa licenza, cambiando l’ambizione di commandar in Vinegia con la sodisfazione d’esercitar le fazioni tra gli uguali, percioché simili ragioni rendeano lo Stato delle aristocrazie, per se stesso eccellentissimo, imperfetto piú di qualsivoglia altra specie di politia. A queste cose sagacemente rispose il Barbaro, che la frequenza dei delitti che si commettono nello Stato della sua republica, e le fazioni che regnano tra le piú potenti famiglie delle cittadi di terraferma soggette al dominio veneziano, e la molta indulgenza che usava il senato verso tutti i suoi sudditi, erano cose vere, ma che in tanto non meritavano esser reputate trascuraggine e mancanza d’autoritá nella sua republica, che piú tosto doveano esser riputati consegli prudenti e alla sicurezza dell’imperio veneto utili e necessari, percioché, cosi come le famiglie private sommamente si governavano con introdur in esse il bene, cosi felicemente si reggeano gli Stati con tollerar in essi alcune volte il male; e che non sempre al pubblico erano dannose le fazioni che regnavano tra la nobiltá di uno Stato, come quelle che aiutavano il regnar securo; e che era mera sciocchezza credere, che a quella republica veneziana mancasse l’autoritá di tener a freno la nobiltá del suo Stato esclusa dal governo pubblico, che sapea e potea mantenere senza fazioni e in una amorevolissima