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[St. 11-14] | libro ii. canto x | 169 |
11 Poi tornò fuora squassando il bastone,
E minacciando pugna adimandava.
Allor se mosse il franco fio de Amone,
E con roina adosso a lui ne andava;
Ma avanti ingenocchiato avea Dudone,
Che per mercede e grazia dimandava
De gir primo de lui nel ponte avante
A far battaglia contra a quel gigante.
12 Ranaldo consentì mal volentiera,
Ma pur non seppe a’ soi colpi disdire.
Questa baruffa fia d’altra maniera
Che le passate, e de un altro ferire,
Nè passarà la cosa sì legiera
Come le due davante, vi so dire;
Però che ’l giovanetto de cui parlo,
È di gran pregio nei baron di Carlo.
13 Turpin loda Dudone in sua scrittura
Tra’ primi cavallier di quella corte;
E quasi era gigante di statura,
Destro e legiero, a meraviglia forte,
E con sua mazza ponderosa e dura
A molti saracin dette la morte:
Ma poi di tal bontà si dava il vanto,
Che era appellato in sopranome il Santo.
14 Or sopra il ponte il campïon se caccia,
Di piastra e maglia armato e ben coperto;
E Balisardo il forte scudo imbraccia,
Come colui che è di battaglia esperto.
L’uno e l’altro di loro avea la maccia,
Sì che un bel gioco cominciâr di certo,
Menando botte de sì gran fraccasso
Che ’l fiume risuonava al fondo basso.
B. Mr. ingionochiato stava; P. inyinocchion àtava. — 10. P. toi preghi. — 11. P. si P. — 19. P. E'. — 21. MI. ncxlerom; Mr. e P. potìeroèa. — 31. P. con ai.