Pagina:Boiardo - Orlando innamorato II.djvu/180

Da Wikisource.
170 orlando innamorato [St. 15-18]

15 Feritte a lui Dudon sopra la testa,
     E ruppe il cerchio a quello elmo forbito,
     E fu il gran colpo di tanta tempesta,
     Che Balisardo cadde sbalordito.
     Dudon mena a due mane, e non s’arresta
     Sopra il pagano il giovanetto ardito;
     Gionse nel scudo, che è d’argento fino,
     Tutto lo aperse il franco paladino.

16 Ma, come fusse dal sonno svegliato
     Per l’altro colpo, il saracino altiero
     Salta di terra, e subito è dricciato
     Ed alla zuffa ritornò primiero.
     Mena a Dudone, e gionselo al costato
     Col suo baston, che già non è ligiero,
     Anci è ben cento libre e più de peso:
     Cadde alla terra il giovane disteso.

17 Per quel gran colpo andò Dudone a terra,
     E non poteva trare il fiato apena,
     Ma non per questo abandonò la guerra,
     Come colui che avea soperchia lena;
     Presto se riccia e la sua mazza afferra,
     Sopra de l’elmo a Balisardo mena,
     E la farsata al capo ben gli accosta,
     Poi che adocchiato ha sempre quella posta.

18 Sempre alla testa toccava Dudone,
     Sopra alle tempie, in fronte e nella faccia;
     E quel menava ancora il suo bastone,
     Or sopra al collo, or sopra ambe le braccia.
     Risuona il celo alla cruda tenzone,
     E par che ’l mondo a foco se disfaccia:
     Quando l’un l’altro ben fermo se ariva,
     Tra ferro e ferro accende fiama viva.