Pagina:Boiardo - Orlando innamorato II.djvu/297

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[St. 23-26] libro ii. canto xvii 287

23 Però menava sol di piatto il brando,
     E gionse il fio d’Almonte, Dardinello,
     Che portava il quarter sì come Orlando,
     E for de arcion lo trasse a gran flagello.
     Dicea Agamante: - A Dio mi racomando,
     Ch’io non credetti mai che quel Brunello
     Un regno meritasse per valore:
     Ma ben serebbe degno imperatore. -

24 Queste parole diceva Agramante,
     E stavasi da parte a riguardare
     E colpi orrendi e le prodezze tante,
     Quanto potesse alcuno imaginare.
     Ecco Rugiero abatte a lui davante
     Argosto, che armiraglio era del mare,
     Argosto de Marmonda, il pagan fiero,
     Che avea il timone a l’elmo per cimiero.

25 Gionse Arigalte, il re de l’Amonia,
     E ’l re de Libicana, Dudrinasso,
     E seco Manilardo in compagnia,
     Re di Norizia, e mena gran fraccasso.
     Eran costoro il fior de Pagania,
     Che non curavan tutto il mondo uno asso;
     Veggendo che colui fa tanta guerra,
     Se destinâr di porlo al tutto in terra.

26 Ciascun percosse il giovanetto franco,
     Ma lui trasse Arigalte de la sella,
     Qual porta senza insegna il scudo bianco,
     E per cimero un capo di donzella.
     Al primo colpo non parbe già stanco,
     Chè Dudrinasso sì forte martella,
     Che gli roppe ’l cimero e la corona,
     E tramortito a terra lo abandona;

12. MI., Mr. e P. quanto. — 14. MI. amiraglio; P. amirttglio. — 27, Mr. quel (?); P. qufl. - 2». MI. e Mr, pnrhf.