Pagina:Boiardo - Orlando innamorato II.djvu/355

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[St. 51-54] libro ii. canto xx 345

51 Or non se può distor quel che è già fatto,
     Come sapeti, dolce anima bella,
     Ma pur a voi mi rendo ad ogni patto;
     E ben cognosce l’alma meschinella
     Che io non serebbi degno in alcun atto
     Di essere amato da cotal donzella,
     Ma de esser dal mio lato vostro amante
     Sol vi dimando, e più non cheggio avante. -

52 Orlando stava attento alle parole,
     Le quale odì con poca pazïenza,
     Nè più soffrendo disse: - Assai mi dole
     Che a questo modo ne la mia presenza
     Abbi mostrato il tuo pensier sì fole,
     Chè ad altri non avria dato credenza,
     Però che volentier stimar voria
     Che ciò non fosse vero, in fede mia!

53 Io voria amarti e poterti onorare,
     Sì come di ragione ora non posso;
     Tu per sturbarme già passasti il mare,
     E per altra cagion non fusti mosso,
     Benchè a me zanze volesti mostrare,
     Stimandomi in amor semplice e grosso.
     Or che animo me porti io vedo aperto,
     Ma sallo Iddio che già teco nol merto. -

54 Quando Ranaldo vidde che costui,
     Qual seco ragionava, è il conte Orlando,
     De uno ed altro pensier stette entra dui,
     O de partirse o de seguir parlando.
     Ma pur rispose al fine: - Io mai non fui
     Se non quel che ora sono, al tuo comando;
     Nè credo de aver teco minor pace
     Se ciò che piace a te non mi dispiace.