Pagina:Boiardo - Orlando innamorato II.djvu/437

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[St. 39-42] libro ii. canto xxv 427

39 Non era a terra quel gigante apena,
     Che il campïon che a l’altra porta stava,
     Ver Brandimarte venne di gran lena,
     Onde la zuffa qua se cominciava,
     E de gran colpi l’uno a l’altro mena,
     Ma sempre Brandimarte lo avanzava;
     E per conclusïone in uno istante
     Morto il distese apresso a quel gigante.

40 E Fiordelisa, quale era seguita
     Dentro alla loggia il cavallier soprano,
     Veggendo la battaglia esser finita
     Dio ne ringrazïava a gionte mano.
     Or la porta ove entrarno, era sparita,
     E per vederla se riguarda in vano;
     Ben per trovarla se affannarno assai,
     Ma non se vede ove fusse pur mai.

41 Onde si stanno, e non san che si fare,
     E solo una speranza li assicura:
     Che quella dama che gli ebbe a cennare,
     Gli mostri a trarre a fin questa ventura.
     Ma, stando quivi in ocio ad aspettare,
     Cominciarno a mirar la depintura
     Che avea la loggia istorïata intorno
     Vaga per oro e per color adorno.

42 La loggia istorïata è in quattro canti,
     Ed ha per tutto intorno cavallieri
     Grandi e robusti a guisa de giganti,
     E con lor soprainsegne e lor cimieri.
     Sopra allo arcione e armati tutti quanti
     Sì nella vista se mostravan fieri,
     Che ciascadun che intrava de improviso,
     Facean cambiar per meraviglia il viso.