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Pagina:Boiardo - Orlando innamorato III.djvu/156

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vi prefazione


ne conosce alcun esemplare. Uli stessi compilatori del Giornale dei letterati, nel 1713 non poterono argomentarla che dai citati documenti1, ed i bibliografi posteriori, come lo Zeno, il Tiraboschi, il Mazzuchelli, l’Hain, il Venturi, il Panizzi, Melzi e Tosi, il Graesse, il Brunet niun argomento nuovo recarono per convalidare siffatta opinione, se non quello che appunto nel 1495 Pellegrino de Pasquali stampava in Scandiano, ad istanza di Camillo Boiardo, una traduzione delle «guerre dei Romani» di Appiano, e nel 1500 il Timone dello stesso Matteo Maria. Io, pur non tenendo conto dell’autorevole testimonianza di Scipione Maffei, il quale afferma di aver veduta una edizione «in foglio, del millequattrocento, fatta in Reggio o forse in Scandiano2,» nè dà alcun’altra indicazione, dico parermi impossibile che di un’opera cosi celebrata (son conosciute le lettere d’Isabella d’Este al Boiardo vivente) s’aspettasse dodici anni dopo la morte del poeta a dare un’edizione compiuta.

Aggiungerò che nel marzo del 1505 Nicolò Agostini otteneva dal senato veneto il privilegio di stampa

  1. Pag. 289 del vol. XIII.
  2. Cfr. Esami di vari autori sopra l’Eloquenza Italiana di G. Fontanini, Roveredo, 1749, pag. 51. — Come ho lasciato intendere più sopra, d’ogni esemplare di questa supposta edizione erasi già perduta la traccia fino dai tempi dello Zeno, che ne fece paziente ricerca, come quello che disegnava una nuova edizione del poema. (Cfr. Lettere, Venezia, 1785, vol. VI, p. 249). È vero che da un suo corrispondente, il conte Guglielmo Camposampiero, era venuto a sapere che la libreria Boselli di Padova jiossedeva un esemplare di un antica edizione dell’Innamorato, ma non potè vederlo: come io, nonostante diligenti indagini, potei rintracciarlo.