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Pagina:Boiardo - Orlando innamorato III.djvu/181

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prefazione xxix


tener conto delle opportunità pratiche: e questo mi dava il diritto di prendermi qualche licenza.

Conchiudendo, io riprodussi l’apografo trivulziano colla maggior fedeltà, scostandomene solo in tre casi: o quando la lezione era manifestamente errata; o quando la grafia di esso avrebbe, dirò così, stonato in una edizione che vuol essere qualche cosa di meno gretto che una mera riproduzione diplomatica; o quando ragioni plausibili mi dimostravano che una data grafia era un arbitrio od una svista dell’amanuense1. Intendo per «ragioni plausibili» l’uso costante seguito da questo nella grafia di alcune poche voci, o l’erroneità di alcune forme, risultante dal semplice confronto dei tre testi, o infine lo studio delle opere minori e dei pochi veri autografi boiardeschi, i quali ci rappresentano per lo meno il tipo di lingua più vicino a quello che dovette seguire l'autore nel poema.

Le licenze che ho creduto di prendermi, vogliono esser qui giustificate. Sostituisco v ad u intervocalico o seguito da vocale; aggiungo h come segno diacritico; sostituisco alle maiuscole, adoperate inutilmente o contro ragione, le minuscole, e viceversa: scrivo

  1. Mi sia lecito avvertire che, per quanto l’edizione dell’Innamorato e quella delle opere minori dovessero essere condotte con criteri diversi, chi dirigeva questa collezione, volle, e giustamente, che tra i due testi fosse tutta quella uniformità che era compatibile colla diversità di tali criteri. Questo spieghi alcune somiglianze, dirò cosi, esterne tra essi, e la preferenza da me data a una forma piuttosto che ad un’altra ne’ casi dubbi.