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Pagina:Boiardo - Orlando innamorato III.djvu/183

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prefazione xxxi


caso di scegliere quella o quelle che sembrano legittime, considerato il numero delle volte che ricorre più spesso?

I nomi propri ci si presentano talvolta sotto due, ed anche sotto tre forme: Bajardo e Bagliardo, Gaino e Gano, Pariggi, Parise, Parigi e Parigio, Alfrera e Anfrera, Galafrone e Galifrone, Feraguto, Ferraguto e Feragutto (fuori di rima), Balugante e Balucante, Origille, Origilla e Orrigille ecc. Io conservai le due o tre grafie ogniqualvolta mi parve che potessero trovare spiegazione in una etimologia (vera o falsa, poco monta) o nella derivazione dal francese, ovvero quando ricorrevano su per giù nella stessa misura; negli altri casi adottai quella che mi parve legittima.

Parlerò anche brevemente de’ criteri che mi guidarono nel fissare la grafia di alcune voci. Niun dubbio ch’io non dovessi conservare l’incertezza ortografica del codice, la quale rispecchia un fatto reale, ed è perfettamente logica; ma ognuno vede che, se bastasse, per dare un’edizione critica, riprodurre tale e quale un testo, l’ufficio di editore sarebbe molto agevole. Come potevo stabilire in certi casi se io mi trovavo veramente davanti ad una forma e ad una grafia diverse dall’uso toscano, ovvero ad un errore di trascrizione? Come distinguere gli errori dell’amanuense dalle incertezze vere e proprie dell’ autore? Citerò qualche caso de’ più notabili. Alcune voci si presentano a noi con due o tre diverse grafie: ora, incontrando io ad ogni passo fiama e fiamma, richeza e ricchezza, leggiadro, legiadro e ligiadro, sonno