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Pagina:Boiardo - Orlando innamorato III.djvu/185

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prefazione xxxiii


credo tener conto, parendomi che esso qui non sia altro che un segno grafico della s sorda, troppo alieno dalla grafia moderna. Stampo invece con la consonante doppia i perfetti credetti, feritte, moritte, che possono scambiarsi con le forme del presente credeti, ferite, morite; e i perfetti venne, tenne, cademmo, vedemmo, che si confonderebbero col presente.

Altri casi presentavano difficoltà maggiori, non potendosi ricorrere, per risolverli, nè all’analogia, nè al numero delle volte in cui si presentava una forma piuttosto che un’altra: qui mi aiutai colla conoscenza (quale essa sia) dell’antica lingua letteraria e dei dialetti lombardo e veneto (di questi specialmente è traccia nel codice e nelle due edizioni), e mi giovai ora de’ magistrali lavori dell’Ascoli e del Mussafia, ora del consiglio di uomini consumati in questi studi.

Quanto all’interpunzione (premesso che il codice non ha alcun segno, se ne togli qualche virgola, qualche parentesi, qualche rarissimo «due punti») dirò che, trattandosi di una lingua tutta speciale e di un modo di periodare ancora alquanto slegato e sconnesso, sarebbe stato necessario anche modificare alquanto il sistema ordinario (e pur così imperfetto) di segni1. Ma io non ho avuto l’ardire di farlo,

  1. Come non distinguere, ad esempio, folia-foglia e foliafollia; dieno dal verbo dare e dieno-devono; solo pronome e solo-suolo; stati participio e stati-sta, tu; fulgor-fulgòre e fulgorfòlgore; ei pronome ed ei-sei; tra-tra i e tra-trae; come congiunzione e come-chiome, e va dicendo?
    Quanto a’ periodi, veggasi la difficoltà di interpungere i luoghi seguenti, che cito come esempio de’ molti: vol. I, pag. 65, ott. 81; id.. 299, 55-56; vol. II, 61, 10; id., 115, 63; id., 282, 6-7; vol. III, 44, 32.