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mento delle parti elementari, cellule ganglionari e fibre nervose presso i vertebrati e gli invertebrati, insegna però al naturalista che qui, come negli altri organi, si tratta meno di architettura che di struttura.

Con rispettosa ammirazione egli osserva il microscopico nucleo di sostanza nervosa ch’è la sede dell’operosa, costruttrice, ordinata, fedele al dovere e valorosa anima delle formiche39. Alfine la teoria della discendenza unita alla dottrina della selezione naturale, gli impone la supposizione che l’amina, quando sorsero graduali effetti di certe materiali combinazioni e forse altri subito svanirono nella lotta per l’esistenza delle facoltà utili all’individuo, si sia, attraverso un’infinita serie di generazioni perfezionata e spiritualizzata40.

Se dunque gli antichi pensatori riconobbero come impossibile ed inesplicabile ogni reciproca azione fra corpo ed anima, come essi si rappresentavano quest’ultima, e se soltanto per mezzo dell’armonia prestabilita si può sciogliere l’enigma della dipendenza reciproca innegabile fra le due sostanze, deve pur esser stata falsa l’idea che essi, prigionieri dei concetti scolastici, si facevano dell’anima. La necessità di una conclusione in così evidente contraddizione con la realtà, è pure una prova apagogica contro l’esattezza dell’idea che a ciò conduce. Per attenerci al «paragone degli orologi» la soluzione più semplice non potrebbe essere la quarta possibilità buttata avanti da Leibniz41, cioè che i due orologi dei quali si deve spiegare