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150 | SANTA CATERINA VIGRI |
Quand’ecco concludersi gli sponsali della principessa
Margherita con Roberto Malatesta Signore di Rimino; e quasi
contemporaneamente morirsi in Padova il padre di Caterina. Per tali eventi restata sola con una condiscendente
genitrice, prese tosto congedo dalla Corte ( sebbene invi
tata rimanervi anche dopo la partenza della novella sposa )
e si ritirò nella propria casa. Ella era rimasta unica erede
di un pingue patrimonio e di un nome di alta onoranza:
non ebbe però nè magnifica la persona, nè il volto ve
nusto; ma bensì dolce la voce, soave il sorriso, soavissimo lo sguardo. La coltura della vasta sua mente era profonda: i di lei modi nobili, delicati, affabili; ma sopra
tutto l’animo suo spiegava quella soavissima fragranza di
carità, quella espansione di puri affetti che la significavano
tal vaso di elezione da inebbriare gli spiriti che l’avessero
appressata. Molti giovani distinti ne invaghirono, e chiesero in isposa la fanciulla che pare contasse appena il
dodicesimo anno: ella però dalle mondane cose non lusin
gata, rifiutava modestamente ogni omaggio, e preparavasi
a quel talamo che Dio concede alle anime predilette su
questa terra.
In Ferrara pareva rifiorire, dopo alquante vicende, la Congregazione del Corpo di Cristo; stabilimento che la proprietaria Bernardina Sedazzari sino dal fondarlo destinava a Monistero. Lucia Maschermi allora allora chiamata dalla fondatrice a succederle negli averi e nella dignità iniziava santamente le giovanelle che in molto numero si adducevano a seco convivere in quel ritiro. Ivi dividevasi il tempo tra l’orazione, e i donneschi lavori; il lucro dei quali veniva destinato a sopperire agl’immensi bisogni, a cui per la poca rendita andava soggetto il reclusorio. Era fissato vi si prescrivesse l’abito e la regola di S. Agostino;