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fatta: che anzi venisse rimproverata all’autore e suscitasse dispute non poche. Di queste noi non abbiamo testimonianze dirette, ossia scritti in cui si combatta o si difenda questa invenzione (?; soltanto ne fan cenno i biografi del poeta e ci resta la Difesa ch’egli nel 1606 pronunciٍ in tre giorni nell’accademia degli Intrepidi a Fer- rara. Essa venne pubblicata postuma nel 1612 a spese degli stessi accademici e per cura del fratello Prospero, pur lui poeta, al quale prima di morire Guidubaldo aveva confidato il manoscritto rive- duto ed ampliato. Ne possediamole seguenti edizioni: 1. Discorsi del sig. conte Guidobaldo Bonarelli, accademico Intrepido, in difesa del doppio amore della sua Celia, ali’ illustris- simo et reverendissimo signor Cardinale Spinola dalla medesima Accademia dedicati. In Ancona, appresso Marco Salvioni, MDCXIL (In 40, pp. 221). Precede una lettera dedicatoria degli accademici al cardinale, stesa dal segretario Ottavio Thieni, ed un sonetto del marchese Galeazzo Gualenguo, accademico Intrepido, detto l’Av- vinto. Di questa edizione si ha nello stesso anno una ristampa, che diversifica solo nel frontespizio. 2. Discorsi ecc. Milano, appresso l’erede di P. M. Locami e G. B. Bidelli, M DCXIIL 3. Nell’edizione delle Opere, Roma, Grignani, 164090 di cui al n. 15. 4. Nell’edizione della Filli, di cui al n. 24. 5. Discorsi del conte Guidubaldo Bonarelli della Rovere, reci- tati nell’Accademia degl’Intrepidi di Ferrara, in difesa del doppio amore della sua Celia. In Ancona, MDCC, per il Salvioni. (In 24o, pp. 240 e indice senza numerazione). Al sonetto del Gualenguo segue un sonetto di Giovan Vincenzo Imperiale, accademico Intre- pido, detto il Ripercosso. 6. Con l’edizione della Filli, di cui al n. 26. Di questa Difesa, curiosissimo esempio di apologia critica in un’epoca cosi ricca di tante curiosità, abbiamo creduto opportuno di dare alcune parti, non già perch’essa abbia un valore critico intrinseco, ma come significativo esempio d’un aspetto della cri- (1) I biografi ci riferiscono che tra i difensori del doppio amore sarebbe stato il Guarini, ma nessun ricordo ne rimane nei suoi scritti.