Pagina:Bonarelli, Guidubaldo – Filli di Sciro, 1941 – BEIC 1774985.djvu/65

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          Fil.Salito il capro in cielo?
          Oh come cozzerà col capricorno !
          Celia.(Ma non vorrei tal volta
          che Terror d’un fanciullo
          la mia morte schernisse.) E come sai
          che velenoso erbaggio
          abbia ucciso il mio capro?
          Fil.Dirolti. In sul meriggio, ardendo il sole,
          mossi la greggia inver quel prato ombroso
          poco quinci lontan, quello, non sai?
          che fra gli alberi e’1 rio si fresche ha l’erbe.
          Or quivi in arrivando
          (odimi, Celia), mentre
          al suon de la zampogna
          il belar de la greggia
          saluta il pasco ameno,
          il tuo bel capro (ahi cara la mia vita!)
          tutto lieto e giulivo,
          correndo e saltellando,
          in si dolci maniere
          con l’erbetta scherzava,
          che di me non ti dico,
          ma, affé, tutta la greggia,
          lasciando la pastura,
          stava intenta a mirarlo.
          Celia.Breve, breve, Filino! io non ho tempo:
          di’ tosto quel ch’io cheggio.
          Fil.Adagio, ascolta.
          Or in un batter d’occhio
          tutto sen gio scorrendo il praticello,
          e giunto in sul rigagno
          là più vicino al colle,
          quivi si diede a pascersi d’un’erba
          che mai non vidi altrove; e cosi ’ngordo
          ei se la già carpendo,
          che tutto io m’ingrassava