Pagina:Botta - Supplemento alla Storia d'Italia.djvu/108

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duca arma. Per quanto mi permette la mia salute, crediate che non risparmierò niente di quanto sarà in mio potere per conservare l’Italia. Troverete qui unita una lettera del cittadino Faypoult: mi sembrerebbe che dopo ciò si dovesse negoziar l’affare di Genova a Parigi, e che noi abbiamo fatto bene a non mescolarvisi. Questa condotta ispira sospetto al Governo genovese. Ritorno al mio principio, impegnandovi a far accordo dentro un mese con Genova, e Turino.




Dal Quartier Gen. di Milano il dì 21 vendemmiale anno 5

(12 Ottobre 1796)


LX - Al Direttorio esecutivo.


Da che io sono a Milano, cittadini Direttori, mi occupo nel far la guerra ai birbanti, molti dei quali ho fatto processare, e punire; or devo denunziarvene degli altri. Facendo loro una guerra manifesta, è chiaro che io mi tiro contro mille voci che cercano di pervertire l’opinione. Intendo dirsi che se due mesi sono io voleva esser Duca di Milano, oggi vorrei esser Re d’Italia; ma fintantochè le mie forze, e la vostra confidenza dureranno, farò una guerra inesorabile ai maleintenzionati degli Austriaci.

La compagnia Flachaut non è altro che uno stuolo di ladri senza credito reale, senza danaro, e senza moralità; io non avea sospetto di essi, perchè credeva che fossero attivi, onesti, e forniti di buone intenzioni, ma bisogna arrendersi all’evidenza.

1. Hanno ricevuto 14 milioni, e non ne hanno pagati che 6, e ricusano di pagare i mandati della tesoreria, meno che col 15, o venti per cento di dibasso. Questi obbrobriosi mercati si fanno pubblicamente a Genova. La compagnia dice di non aver fondi, ma mediante questo onesto profitto acconsente a pagare il mandato.

2. Essi non somministrano alcuna buona mercanzìa