Pagina:Botta - Supplemento alla Storia d'Italia.djvu/137

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tera vi giungerà mentre siete ancora a Milano, voi potrete dare un’altra mentita a Savador. Egli è ben vero, che lo scorso inverno io lo aveva spedito nel Milanese per conoscere le disposizioni degli animi, e le forze de’ nostri nemici ec.: ma una cotal missione cessò subito che Bonaparte ebbe sorpassato l’Appennino, e per lo addietro, mi era molto bene avveduto, che non poteva tirar quasi verun partito da cotest’uomo, intorno al quale mi furon date presso a poco in quell’epoca stessa informazioni assai sfavorevoli. Se anche quando aveva l’incarico di riconoscere il paese la mia corrispondenza con lui era quasi inutile, essa si è resa inutile affatto dopo che siam divenuti padroni di Milano. Non sarei sorpreso che la Corte di Vienna vi negasse i passaporti necessarj, o almeno almeno indugiasse molto a spedirveli, tanto stretti, e tenaci sono i nodi che la stringono al gabinetto di Londra; però molte circostanze potran concorrere a dare una scossa al suo orgoglio e alla fedeltà della quale fa pompa nel mantenimento de’ suoi impegni: la discesa in Irlanda, di cui tutto fino al presente fa prevedere il buon successo; la morte dell’Imperatrice di Russia, le disposizioni pacifiche del successore di lei, la sua pendenza per la Prussia; l’attaccamento che ha pel Duca di Wurtemberg, l’ingrandire il quale dipende da noi; il malcontento di tutti i principi secolari della Germania, e il desiderio che hanno d’ingrandirsi a spese de’ principi ecclesiastici; le minacce della Porta Ottomana, la quale reclama in favor nostro la frontiera lungo il Reno, e (siccome me l’osserva Aubert Dubayet) fa avanzar truppe sul Danubio per sostener la mediazione che ha volontà d’interporre tra il suo vicino, che punto non ama, e i suoi amici antichi. Si parla anche d’una coalizione che deve formarsi in Germania per forzare l’Imperatore a stipular la pace conformandosi a’ nostri principj. Il General Dubayet con la sua lettera del 16 Brumale, mi fa credere che la Porta abbia già intimato con tuono fermo e deciso all’Internunzio, esser sua intenzione, intervenendo al trattato tra l’Imperatore, e la Repubblica, che per preliminare egli abbia a cedere, e senza veruna restrizione, tutta la sponda sinistra del