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Dal Quartier Generale di Lodi, 25 Fiorile anno 4

(14 Maggio 1796)


XIV - Al Cittadino Carnot.


Quando ricevei la lettera del Direttorio del giorno 18, le vostre intenzioni erano appagate, e il Milanese è in poter nostro. Io muoverommi tosto contro Livorno e Roma, onde sieno in breve adempiuti i vostri disegni. Scrive al Direttorio relativamente al progetto di spartir l’esercito; vi giuro, cittadino, che le mie rimostranze sopra di ciò non tendono che al bene della patria. Per altro voi mi troverete procedere sempre rettamente. La Repubblica è quella cui debbo il sacrifìzio di tutte le mie idee. Se poi si tenta di perdermi nell’opinion vostra, la mia difesa sta nel mio cuore o nella mia coscienza. Potendo questa mia lettera al Direttorio esser non giustamente interpetrata, ed avendomi voi dato prove di amicizia, a voi perciò ho deliberato indirizzarla, pregandovi ne facciate quell’uso, che la vostra prudenza e l’affetto vostro verso di me vi consiglieranno.

Kellermann saprà comandare l’esercito al par di me, poiché niuno è convinto quanto io lo sono, che le vittorie attribuir si debbono al coraggio ed all’ardire dell’esercito; ma credo che riunir Kellermann e me in Italia, sia un voler mandar tutto in ruina. Io non posso servir volentieri con un uomo il quale si estima il primo Generale dell’Europa; e porto d’altronde opinione, che più convenga un cattivo Generale che due buoni. La guerra è come il governare: vuolsi in chi la conduce prontezza d’ingegno e perspicacia.

Io non posso esservi utile, se non continuate ad avermi in quella stima, che mi dimostravate a Parigi. Far la guerra qui o altrove, è cosa per me indifferente: e servir la patria, meritare dalla posterità una pagina della nostra storia, dar prove al Governo di obbedienza ed affezione, questa è solo la mia ambizione. Assai per altro stammi a cuore di non perdere, in otto giorni, due mesi di travagli, di pene e di pericoli, e non trovarmi ostacoli all’operare. Ho cominciato con gloria, e desi-