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siderata; forse la mia persona è ora il solo ostacolo ad ottenere dal nemico una equa convenzione; e siccome non vi è più mezzo di continuare le ostilità, io abdico in quest'istante la corona a favore del mio figlio Vittorio, nella lusinga che, rinovando le trattative con Radetzky, il nuovo re possa ottenere migliori patti e procurare al paese una pace vantaggiosa. Ecco ora il vostro re!„ disse, indicando il duca di Savoja1.

La servitù politica della Lombardia era così di bel nuovo decisa; nè per un lustro appresso mai le sorrise speranza di migliori destini. Io però, fedele al propostomi disegno, m'affretto se ben con dolore a ripigliare il modesto racconto de'fatti di Busto, perocchè qui pure m'è d'uopo ragionar di sventure.

La prima metà del 1852 fu per Busto e le circostanti terre molto asciutta e secca. Il giorno 26 di luglio, successo ad un'abondantissima pioggia, il dottor Ercole Ferrario fu chiamato a veder sette ammalati, che presentavano identici sintomi di morbo epidemico e nel 27 otto altri. Il numero degli affetti s'accrebbe fino al 10 di settembre, essendo pervenuti in questo giorno a settantasei. Da quel dì non vi furono nuovi casi fino al prossimo 27 in cui infermossi ancor uno. Altri sei dal 28 di settembre al 4 di ottobre, il Ferrario considera siccome li ultimi, da poichè ne'malati che sorvennero non si ebbero più i sintomi che distinguevano quella malatia. Il morbo da prima attaccò quasi solo persone dai 20 ai 32 anni, e, salvo rare eccezioni, sani per lo innanzi e assai robusti; poscia assalì anche garzonotti d'ogni tempra e stato di salute, indi giovinetti e ragazzi,

  1. Vedi Notizie su la vita di Carlo Alberto, del Conte Senator Luigi Cibrario, ministro di Stato, a pag. 134.