Pagina:Cagna - Un bel sogno, Barbini, Milano, 1871.djvu/123

Da Wikisource.

— 117 —


La voce soave di Laura, le sue ingenue espressioni d’affetto, sgorgavano spontanee dal cuore, ed egli l’ascoltava rapito come si ascolta una musica divina che empie l’animo di misteriose dolcezze.

— Laura! se tu sapessi quanto bene mi fanno le tue parole, ne diverresti orgogliosa! — Grazie a te fanciulla, angelo mio che rialzi il mio spirito e lo sollevi alla pura atmosfera dell’amor tuo. Accetto giubilando questo slancio dell’anima tua, non come una promessa, ma come il sorriso di una dolce speranza! —

— Debbo dirti poi, aggiunse Laura, che mia madre è divenuta entusiasta di te; forse istintivamente ella riconosce l’influenza che tu eserciti sopra di me. Quando il signor Paolo le recò la nuova del tuo arrivo venne subito a riferirmela... ma io già lo sapeva perchè Paolo mi mostrò la tua lettera — È molto amabile quel giovinotto, e varie volte fui tentata di svelargli il nostro secreto...

— Non era necessario, rispose Ermanno, giacchè io gli aveva tutto confidato.

— Perchè? chiese Laura alquanto sorpresa.

— Tu mi perdonerai; io aveva troppo dolori, troppe pene per non sentire il bisogno di un sollievo. Paolo è l’unico mio vero amico, ci conosciamo fin dall’infanzia; ebbimo comuni gioie ed amarezze — Ei non ha secreti per me, ed io dovrei averne per lui?... È tanto dolce il confidare ad un’amico i nostri dolori, le nostre gioie, le nostre speranze! Non dubitare della sua fedeltà Laura, perchè gli faresti un grave torto...

— Oh! no, rispose Laura rassicurata, non temo di nulla... infine poi non abbiamo commesso un delitto, ed anzi ho quasi piacere che egli sappia tutto. Nella tua assenza, potrò poi parlargli di te liberamente... Doveva accorgermene, perchè quel furbaccione, mi aveva sempre un’aria... tu hai in lui un’altro ammiratore.