Pagina:Cagna - Un bel sogno, Barbini, Milano, 1871.djvu/227

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ogni dire. Già da alcuni istanti, tutti serbavano un assoluto silenzio, nessuno aveva più parole; quando quella povera madre interruppe coll’accento un po’ più rassegnato:

— Ho una lettera per te Paolo, ed un’altra che non so a chi sia diretta, eccola; e trasse dal seno due lettere una delle quali portava scritto — per lei — e più sotto: consegnarla a Paolo. — Le ho trovate nel suo tavolo, fu anzi egli stesso che mi disse di mandartele.... povero figlio mio! Tu farai recapitare quella lettera a chi tocca... non dirmi chi sia colei, non voglio aver alcuno da maledire; non dirmi chi essa sia, non voglio conoscerla. — Nel consegnarle questa sua ultima lettera, le dirai che io le perdono tutto il male che ella fece a quello sventurato..... le dirai che all’ultimo suo sospiro si frammischiò col nome di sua madre quello di un’altra donna... certamente il suo. — Le dirai infine che io pregherò Iddio affinchè risparmii a lei l’espiazione del male, che fece a noi.... non uno de’ suoi dolori, non una delle mie lacrime le cadano sulla coscienza, giacchè ne avrebbe un eterno rimorso!

Ora vieni Paolo.... vieni a vedere la tomba di mio figlio; a mandargli l’ultimo saluto, tu che l’amavi tanto!....

Paolo si lasciò condurre macchinalmente, gli altri lo seguirono.

Giunti presso il cancello la madre di Ermanno si fermò ad un tratto. — Ella osservò che dal collo di Laura pendeva una medaglietta sfuggita di sotto al velo della giovine sposa che si era scomposto nell’abbracciare Letizia. — La povera madre ravvisò quella medaglietta, e la verità le brillò d’un lampo alla mente; ma fece forza a sè stessa e tacque; però mentre gli altri erano già entrati nel recinto e Laura si