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scano la mente, ma sento che tutto sarebbe vano, e tale certezza raddoppia il mio dolore — Perdono alla crudeltà de’ tuoi detti, perchè scorgo in essi una vera prova d’amore, ed ho fiducia nel cielo che a forza di costanza gli amari tuoi dubbi verranno cancellati.
«Tu dici che il mondo e le sue attrattive distruggeranno nel mio seno financo la memoria di te, ed io ti giuro, o mio Ermanno, che dal giorno della mia partenza, sento che l’amore per te, si accrebbe immensamente.
«Il mondo! Ma lo curo io forse!... Da sedici giorni sono in Milano, e me ne accorgo solamente perchè tu non sei meco. Ingrato, credi tu dunque che io sia tanto leggiera? Non meritavi davvero che io piangessi nel lasciarti, giacchè tu hai sì poca fede in me! — O credi al mio amore, ovvero ti dirò: rendimi la mia pace, io era felice, contenta, ignorava cosa fossero le aspirazioni del cuore; ed ora sono malinconica, addolorata ed infelice! Rendimi quel sorriso che mi hai rapito; io lo cerco invano dacchè abbandonai la casa della cugina. —
«— Spesso la mammina mi rimprovera per esser io distratta, annoiata, e procura con mille modi di richiamarmi all’allegria: ma tutto indarno! Quei piaceri che una volta erano la mia vita, ora mi sono indifferenti affatto; più nulla vale a rallegrarmi lontana da te.
«Oh Ermanno se tu sapessi quanto ardentemente io desidero d’averti meco, non avresti al certo scritta una lettera tanto crudele! — Ovunque io ti vedo, ovunque parmi di udire il suono della tua voce; alla sera mi è di gran conforto il rinchiudermi nella mia camera, e là mi abbandono in balìa del mio pensiero che subito mi trasporta in Brescia al tuo fianco. Parmi vederti e parlarti, e sento risuonare dolcemente per