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i conti di ventimiglia 25

conferma eziandio l’abbiamo nelle parole di placitum residente semel in anno per tres dies dell’atto di franchigia, poichè circa tre secoli dopo noi ritroviamo questo diritto del placito in potere dei C.ti di Ventimiglia, nell’epoca in cui la dipendenza di Tenda e Briga da questi Signori è fuori di dubbio. Una sentenza del C.te Pietro Balbo nel 1282, che esisteva negli Archivi di Tenda nel 17861, e da lui data circa i litigi esistenti fra Tenda e Briga per i pascoli di Vellega, Malaberga, Baccialona e Senechi, ci arreca lo dichiare fatte dai testimoni, che interrogati quale specie di giurisdizione avessero in quei luoghi i C.ti Pietro Balbo e Guglielmo Pietro suo fratello, risposero che essi erano signori in solidum di detti borghi, che secondo la vecchia costumanza erano soliti esigere 12 denari per ogni capo di casa in detti luoghi, e che nell’ano e nell’altro portavansi ogni anno per tre giorni a render giustisia ad ogni persona, che avevano il jus gladii in facinorosos, che il loro padre avea nome Guglielmo e l’avo Ottone. Questa sentenza era la conferma di un’altra data dal C.te Gerbardo di Lussemburgo legato dell’imperatore Federico in Italia sulla stessa vertenza nel 1162 a Triora e nel 1163 a S. Dalmazzo di Tenda, nella quale sentenza si fa menzione di Ottone e Guido C.ti di Ventimiglia senza che abbiano la qualifica di C.ti di Tenda e Briga, come appunto nell’atto del 1002.

Dall’insieme però di questi documenti chiaro risulta aver essi avuto fin da quei tempi remotissimi una certa giurisdizione su questi borghi, poichè i loro abitatori benchè si dichiarino sciolti da altra prestazione di servizi, si riconoscono però astretti a sostenere oste publica i diritti di proprietà e quelli feodali (comitalis), qui sunt comitis senioris nostri

  1. Ms. Archiv. Pierlas.