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i conti di ventimiglia 41

blica Genovese. Essa rivolgeva avido lo sguardo su tutta la Riviera e fino ai lidi di Provenza, dappoichè il prestigio della marittima possanza era divenuta la meta d’ogni sua impresa. Guerre, alleanze, trattati di pace, tutto per lei era tappa alla via che si era tracciata. Ventimiglia per la prima dovea diventare avanposto alle conquiste cui agognava e i pretesti erano facili a trovarsi. Le cronache Genovesi narrano come nel 1130 la Repubblica cominciasse ad innalzare una torre al di là di S. Remo, come in luogo di sua giurisdizione, per la dipendenza di quella regione dalla chiesa di S. Siro di Genova. I Conti di Ventimiglia pretendevano alla lor volta una specie di vassallaggio sulle terre di S. Remo, malgrado le antiche loro donazioni. Abbiamo già citato diplomi del 962 e del 1038 che dimostrano quella antica dipendenza. Aggiungeremo qui che nel 1100 essendo nati contrasti per le decime fra il Priore di S. Lorenzo di S. Romo e gli abitanti i Consoli di Genova presentarono al conte Oberto di Ventimiglia le querele degli abitanti e questi emanò la sua sentenza in proposito, nella città di Ventimiglia, in Curte comitis Hoberti, alla presenza di Umberto di Magro suo giudice, del Priore di S. Lorenzo e dei Consoli di Genova. Egli fu di nuovo arbitro nel 1124 insieme al vescovo di Genova, Sigelfredo, fra le medesime parti e pronuncið la sua sentenza in S. Remo presso alla Chiesa di S. Siro1.

Ma ora i conti Raimondo e Filippo, di quel ramo che avea principalmente i suoi dominii verso quei confini, videro nella costruzione di quella torre una minaccia alla loro indipendenza, ed armati i vassalli cercarono di vita forza opporvisi. Nulla bramava più la Repubblica che un simil fatto. I due fratelli sorpresi a tradimento e fatti prigioni vennero

  1. Lib. iur. Reip. Jan.