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i conti di ventimiglia 57

nove anni, per il prezzo di 10 fiorini in ragione di 25 soldi per fiorino di Genova.

Col secondo atto Giorgio di Ventimiglia, priore di S. Michele1, affitta a diversi particolari di Vallebuona e a Giovanni di Ventimiglia le terre, case e proventi specificati e siti in Seborga, fra i quali il podere della Braia, nonchè le decime che gli abitanti devono al monastero ed il diritto alla metà delle bandite e pascoli di detto luogo e le prestazioni in natura con buoi e personalmente pel lavoro dei grani e delle viti; così pure i diritti e proventi del podere di Massatorta e vari diritti di bassa giustizia. Erano eccettuati quelli di alta giustizia e quelli di podestaria . Il prezzo della locazione era fissato a 105 lire.

Noi vedremo in documenti posteriori riprodotti con maggiori particolari la specificazione dei redditi tutti del priorato a Seborga.

I documenti ora presi ad esaminare ci hanno condotto alla metà del secolo xvi.

Cominciò allora l’età dei dubbi, delle usurpazioni, delle rivendicazioni.

È l’anno 1583. L’abbate ed il Capitolo di Lerino dirigono alla Republica di Genova una rimostranza contro le genti di Vallebona che continuamente commettono usurpazioni e guasti sui beni della Seborga, poichè oltre l’atterrare alberi, si sono perfino permessi d’imprigionare sudditi del monastero perchè questi scacciavano dalle proprie terre il bestiame di quei di Vallebona che vi pascolavano e producevano gravi guasti. Il Capitano di Ventimiglia, una specie di Governatore per la Repubblica, non pareva prendersi gran fastidio di questi reclami, e si pregava il Senato di mandar

  1. Doc. 39.