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Stato assumendosi l’arduo impegno di presiedere una Commissione, incaricata in quei difficilissimi momenti di provvedere alla sicurezza pubblica.

E la popolarità del d’Azeglio contribuì infatti assaissimo a mantener l’ordine e a ricondurre la quiete.

Sotto il ministero Gioberti il nostro protagonista, che non approvava l’andamento che il celebre filosofo imprimeva agli affari dello Stato, rifiutò la carica di sindaco di Torino, e d’indi in poi non prese altrimenti parte alle vicende politiche dello Stato che cogli assennati discorsi da esso di tempo in tempo proferiti in seno alla Camera Senatoria, discorsi tra i quali ci piace notare quello da lui pronunciato nel 1851 contro gli eccessi della stampa che rendevano impresa più che difficile il ben governare lo Stato; l’altro, col quale si fece a sostenitore della proposta di Cavour, feconda di avvenimenti si fortunati all’Italia, e con cui si decideva la spedizione di Crimea.

Il d’Azeglio, ch’era direttore della Regia Galleria, officio al quale le sue cognizioni artistiche e l’amore tutto speciale col quale ha coltivato la pittura lo facevano più che altri adattissimo, dette la sua dimissione da quella carica nel 1854, perchè il governo si ostinava a restar sordo alle vive istanze colle quali egli il voleva indurre a provvedere di più adatta stanza le maravigliose ricchezze d’ogni genere che si chiudono negli uffici del Senato. Quanto fosse giusta e plausibile l’insistenza dell’Azeglio ognun lo comprendeva; e la prova migliore che possiamo addurre di quest’asserzione si è, che finalmente in questo medesimo anno, non appena il governo ha presentato un progetto di legge per operare il trasferimento della pinacoteca, le due Camere si sono data la più gran premura di approvarlo.

Nè dobbiamo tralasciare, avanti di dar termine alla relazione di queste notizie, di mentovare ai nostri lettori che l’opera senza contrasto la più importante che il marchese Roberto abbia prodotto è quella della Reale Galleria illustrata, della quale il magnanimo re Carlo Alberto, come toccammo più sopra, gli fece l’onore di accettare la dedica e che il Luciano Basa-