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Tutte le dimostrazioni, tutte le intelligenze col Piemonte, tutte le testimonianze di fratellanza italiana che tendevano a dimostrare l’impossibilità del, governo di Vienna e de suoi proconsoli in Lombardia, lo ebbero compartecipe largo e coraggioso. E in Brescia, in quelle sole manifestazioni di vita pubblica che erano commesse anche nei limiti della legalità, lo vedemmo, qual consigliere comunale, perorare sempre colla minoranza liberale e oppositrice.

La nostra città lo ricorda inoltre fervido iniziatore e cooperatore d’ogni istituzione di civile progresso: così egli fu tra i pochi fondatori del Gabinetto di lettura, e poco tempo prima del movimento politico del 1859 aveva promossa una Società agraria e industriate che prometteva i più salutevoli frutti per la vita economica del nostro paese. Nessuno più di lui parea rammentare l’adagio che noblesse oblige. Nobiltà e ricchezza, mostrava egli di sentire, impongono alti doveri; e perciò delle molte ricchezze era largo in ogni utile istituzione, in ogni opera di beneficenza, in ogni patriotica soscrizione. 1 molti emigrati che aveano riparato con lui nella Svizzera dopo i luttuosi disastri del 1848, rammentano con riconoscenza quante sventure e quanto largamente egli abbia alleviato. Ed anche nel periodo di tempo che seguì ora la nostra redenzione, le soscrizioni pei fucili di Garibaldi, e le altre che furono richieste dalla causa nazionale lo contano fra i più generosi elargitori.

«Dotato di senno pratico non comune acquistò una scienza reale d’uomini e cose in frequenti e lunghi viaggi ove molto ha veduto, osservato, appreso. In queste sue peregrinazioni la di lui condizione lo trasse a studiare principalmente la pratica agricoltura. E il fece con grande frutto, perchè, reduce in patria, egli ridusse le avite proprietà della Gradella un vero podere modello. In esse ottenne di congiungere l’applicazione de’ miglioramenti agricoli a tutte quelle benefiche e filantropiche innovazioni che sono dirette ad innalzare il benessere e la moralità delle moltitudini. Pochi infatti fra i proprietari lombardi ebbero quanto