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terebbe indeciso quello cioè, se il superiore incarico del mantenimento dell’ordine nella città di Torino sia stato a lui affidato nella notte del 21 al 22, o in quella del 22 al 23.

«Sollevata di tal guisa questa questione speciale, innanzi che la discussione generale sulla inchiesta avesse principio alla Camera dei deputati è sembrato anche a noi conveniente di porvi innanzi, onorevoli colleghi, alcune osservazioni in proposito ed alcuni documenti, parte dei quali fu rinvenuta dopo gl’interrogatori della commissione. Rispondendo così pubblicamente alla pubblicazione dell’onorevole generale, noi crediamo di simplificare ed agevolare la discussione sovra di un punto, la cui incertezza tornerebbe, secondo la stessa commissione d’inchiesta, d’aggravio alla memoria di un uomo venerato in tutta Italia e che noi ci onoriamo di aver avuto a collega.

I.

«Ma innanzi tutto giova il fare un’avvertenza.

«Nel fatto dolorosissimo avvenuto la sera del 22 settembre in piazza San Carlo, due circostanze speciali sono da notare. La prima circostanza è che il questore per sciogliere gli assembramenti ch’erano sulla piazza, invece di rivolgersi ai capi dei 1,400 soldati che ivi stanziavano, fece uscire una trentina di allievi carabinieri che erano nell’interno della questura. La seconda circostanza è il modo onde quei 1,400 soldati si trovavano disposti in detta piazza gli uni rincontro agli altri; avvegnacchè fossero collocati, come dice la commissione d’inchiesta, dal rispettivo coman dante di ciascun corpo nel posto che sembravagli il più inopportuno e il più discomposto, nè fra di essi vi era unità di comando (Rapporto della Commissione di inchiesta ). Ora se la conseguenza di quell’imprevedibile atto del questore divenne così micidiale per effetto di queste infelici disposizioni, al giudizio di esse nulla influisce la questione che qui si tratta imperocchè non escano dalle ordinarie attribuzioni del comando militare.

«Per verità la commissione dice che il generale