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isole, si assicurava in tal modo la sua influenza su tutta la Grecia.

«Non essendovi ora pendenti in Europa altre questioni all’infuori della questione italiana, è naturale che l’Europa sentisse il bisogno di porre un termine anche a questa questione per potere convenire in un congresso che valesse ad assicurare la pace per molti anni.

«L’imperatore Napoleone era desideroso di porre un termine alla questione d’Italia, e sopratutto non desiderava mantenere il suo esercito a Roma, la di cui posizione, oltre che non era naturale, talvolta poteva riuscire increscevole per le autorità francesi che si trovavano sul luogo. lo non so se l’imperatore dei Francesi abbia iniziate queste trattative, oppure se le siano state dal nostro Governo proposte; se così desiderano , lasciamone il merito ai nostri negoziatori; il fatto si è, che l’idea di venire a comporre la questione italiana si è messa in campo in questo momento.

«Fu facile persuadere ad uomini ragionevoli la convenienza di una convenzione sulle basi di quella che fu stipulata, e l’imperatore Napoleone, desideroso qual era di abbandonare lo Stato Romano che occupava, non per sè, ma in nome della cattolicità, credette accettarla. Quindi fu conchiusa quella Convenzione sulla quale, dal canto mio, non avrei obbiezioni da fare.

«Ma separatamente dalla Convenzione che la Francia stipulava nell’interesse della cattolicità vi ha un protocollo, ora è appunto sul significato di questo protocollo che conviene intendersi.

«Io ritengo che Napoleone occupava Roma nell’interesse del potere temporale ed in quello della Francia; ritengo che Napoleone ha sempre dimostrato di non desiderare più, che la Francia, che lo Stato italiano si estendesse oltre certi confini, che ha voluto dei compensi, delle garanzie quando lo Stato italiano salì ad una popolazione di 12 milioni, e quando pervenne a quella di 22, potè desiderare altri compensi o garanzie.

«In una parola, per dirla senza equivoci, io ritengo