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riconoscere, per dir cosi, alla nazionalità italiana quello che colla sua virtù si ha conquistato, cioè la solidità della sua opera di unificazione e l’evidenza del suo interesse e del suo diritto.

«Io vi diceva adunque che la Convenzione portava soltanto questa limitazione, invece di abbandonare le cose a loro stesse senz’altro metteva un impegno in faccia al mondo cattolico, impegno di fare fino all’estremo l’esperimento sul potere temporale di fare in altri termini la suprema prova sulla possibilità del potere temporale.

«Io vi diceva che tutti i patti sospirano a questo scopo: ma non a adunque altro che la continuazione dell’esperienza antica? non facciamo dunque altro che quello che stava facendo il Governo imperiale di Francia.

«Signori no. La novità che facciamo è immensa. L’esperimento del potere temporale continuasi, ma continua in mezzo a due condizioni nuovissime, condizioni che mettono le cose in una posizione assolutamente nuova.

«Quali sono le due condizioni?

«Intendiamole bene. La prova del potere temporale deve continuare, ma continuare prima di tutto senza l’appoggio di un esercito straniero; l’esercito straniero si ritira. Questo appoggio materiale non poteva non doveva essere reclamato da un esercito straniero alla grande nazionalità in mezzo a cui vive. La presenza di quest’esercito, quando sieno abbandonate tutte le pretenzioni d’influenza politica, la presenza di quest’esercito non può altro senso se non che o di difendere il Papato contro gl’italiani, o di difendere il Papato contro gli stranieri.

Ora un esercito straniero offende l’Italia in quanto la suppone nemica, ostile contraria, all’autorità religiosa del Papato; un esercito straniero offende anche più l’Italia, in quanto suppone che gl’italiani non fossero atti a difenderlo.

«Dunque prima condizione nuova è l’allontanamento dell’esercito straniero. Qual è l’altra condizione nuova. Essa è più difficile a concepire, più difficile a esprimere ma non meno importante? E il riconosci-