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Il bastimento, ch’era il brigantino la Cortese, non potendo attendere la guarigione dell’infermo, era stato costretto a salpare, lasciando colà il nostro eroe in una situazione assai imbarazzante, giacchè piuttosto a corto di denaro. Ridotto ben presto a non saper troppo ove dar del capo, ebbe la proposizione, che accettò, lasciamo pensare con quanta riconoscenza, d’entrare come precettore nella casa della vedova Tenioni. Colà, e in quell’impiego restò vari mesi, fintantochè non si ripose a navigare rimbarcandosi sul brigantino Notre Dame de Grace del capitano Casabona, primo bastimento sul quale il futuro vincitore di Calatafimi comandò in qualità di capitano.
Non parleremo di vari altri viaggi marittimi ch’egli ebbe a fare, ed arriveremo subito al momento in cui Garibaldi, giunto all’età di ventiquattro anni, bollente d’amor patrio, e sognando dì e notte come pervenire ad ajutare l’italica redenzione, incominciò a mescolarsi alla vita politica col prender parte al moto mazziniano del 1834.
Il compilo assegnato al nostro protagonista in quella cospirazione consisteva nel far proseliti alla rivoluzione a bordo della regia fregata l’Euridice, sulla quale egli erasi a tal uopo imbarcato marinaro volontario di prima classe. Nel caso, ben inteso, che il movimento fosse riuscito, Garibaldi doveva insieme ai proprî compagni impadronirsi del naviglio e metterlo a disposizione dei repubblicani.
Ma il giovine marinaro era troppo ardente, e amiamo dichiararlo, troppo onesto per addattarsi a sostener quella parte. Avendo saputo che doveva operarsi un moto in Genova stessa, moto, mediante il quale i rivoltosi avrebbero tentato impadronirsi della caserma di gendarmeria situata sulla piazza di Sarzano, lasciò ai proprî socî la cura d’impadronirsi della fregata e all’ora in cui doveva scoppiare l’insurrezione in Genova, scese da bordo in un canotto, si fe’ sbarcare davanti alla dogana, e di là corse alla piazza suddetta.
Dopo avere aspettato ivi gran tempo, vedendo che non vi si formava verun assembramento, e udendo ben presto annunziare che l’affare era andato male,
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