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Pagina:Calani - Il Parlamento del Regno d'Italia.pdf/319

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le altre repubbliche, aveva dato ordine d’arresto contro Garibaldi e di presa a danno del suo naviglio.

Dirigendosi verso la Plata, dopo due giorni di navigazione, alla distanza di sei miglia dalla punta meridionale di Gesù-Maria, Garibaldi vide venirsi sopra due barche, che alla prima credette amiche, ma che dopo più attenta ispezione sembrandogli sospette, l’indussero a dar gli ordini opportuni, onde tenersi pronti a combattere. La precauzione non era inutile. La prima barca che si avanzava verso lo Scarro-Pilla, non avendo apparentemente sovra il suo ponte che tre individui, si copri ad un tratto d’armati, e mentre una voce gridava: arrendetevi! senza aspettare neppur risposta all’intimazione, da bordo della barca si fece fuoco sulla goletta garibaldina.

Il nostro eroe, dato di piglio al suo fucile e gridato: all’armi! trasmise un ordine al suo timoniere, che questi, caduto estinto ai primi colpi dell’avversario non poteva certo eseguire. Lanciatosi allora verso il timone onde far virar di bordo la goletta, Garibaldi stesso venne ferito da una palla che gli traversò il collo tra l’orecchia e la carotide e lo rovesciò esanime sul ponte.

Ma i marinari del nostro protagonista, fra i quali si contavano parecchi italiani, non perdutisi d’animo, sostennero il combattimento con tanto vigore che il nemico, contando una diecina de’ suoi fuor d’azione, si dette alla fuga.

Garibaldi, riavutosi dal suo svenimento, potè appena indicare col dito sopra una carta geografica che gli si era messo sottocchio, la direzione di Santa Fè nel fiume Parana, e fortunatamente tenendo quella rotta incontrò all’imboccatura dell’Ibiqui un naviglio comandato da un ottimo capitano maonnese, che il provvide di molte cose di prima necessità, gli dette commendatizie pel Gualeguay, e sopratutto pel governatore della provincia d’Entre Rios, don Pasquale Echague, il medico del quale, don Ramone Delarea, giovine argentino del più gran merito, estrasse la palla ch’era rimasta nella ferita del nostro eroe, e lo curò, durante diverse settimane, col più gran disinteresse fino a guarigione perfetta.