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Perchè non l’ha con sue saette Apollo
Incenerito pria? Perchè sotterra
Prima con queste man posto non hollo?
Fame gli sta negli occhi e gli dà guerra;
O questo morbo rio fagli lontano,
O a lui le mense del tuo mar disserra.
Ogni presepe mio di greggia è vano,
Più cibi a mense dispensar non basto;
D’ogni cucinator stanca è la mano.
Cavallo non è qui vivo rimasto,
Non un bue cui nudria la madre a Vesta,
Dei muli ha fatto e fin dei gatti pasto.
Fuor dei lari domestici di questa
Indegnità romor non corse quivi:
Mentre che roba alla famiglia resta,
Ma poichè tutto divorò, pei trivi
Regal germoglio si giacea mendico
Accattando reliquie di convivi.
Me non avrà nè commensal nè amico
Diva colui, che l’ira tua castiga,
Tristo vicin mi sia sempre nemico.
Ritrovatrice della bionda spica
Dite donne e donzelle: o Cerer’ave,
E come aggioghi candida quadriga,
Candido autunno di racemi grave,
Candida estate, e candida succeda
Primavera, e seren verno soave;
Come avvien che scoverto e scalzo inceda
Nostro drappel per la città, restauro
Aggia così, che al capo e ai piè proveda.
Come sul crine i pien canestri d’auro
Si recan verginelle, così vada
Carca ognuna di noi di gran tesauro.
Ciascuna donna a cui non si dirada
Il vel che questi riti ombra e scolora,
Di quà dal Pritanéo fermi sua strada.