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Maria Stuarda. 213


cospirato contro Elisabetta, e questa falsa donna colse il destro per accusare Maria rea di accordo col cospiratore e la fece condannare a morte (1587). Ella sostenne il supplizio con rassegnazione eroica protestando che moriva innocente. Ciascuno l’ha letta con pianto nella tragedia di Schiller, o l’ha veduta almeno rappresentare. Il Mignet storico è forse più pietoso del poeta. Tutti, egli dice, erano inteneriti allo spettacolo di quella lamentevole sventura, di quell’eroico coraggio, di quella maravigliosa mitezza. Lo stesso carnefice, era commosso e la percosse con mano mal ferma. La scure al primo colpo non toccò il collo, ma la parte posteriore del capo e la ferì senza che ella facesse un moto, nè mettesse un lamento. Solo al secondo colpo le troncò il capo, e lo mostrò dicendo: Dio salvi la regina Elisabetta. Costei punì poi Davison ed altri che avevan mandato ad esecuzione l’ordine di morte sottoscritto da lei, e ch’ella dicea essere suo animo che restasse senza effetto; e solo aver voluto compiacere al suo popolo, che chiedeva la testa della Stuarda. Infetti il popolo ne fu allegro e a Londra ne suonarono le campane e fecero fuochi di gioia. Maria Stuarda passava per la più bella donna del suo tempo; era assai colta, e si hanno sue graziose poesie in francese: sul suo lutto per la morte di Francesco II, scrisse una canzone di cui ecco alcune strofe:


Fut-il un tel malheur
     De dure destinée,
     Ny si triste douleur
     De dame fortunée,
     Qui mon cœur et mon œil
     Voit en bierre et cercueil: