Pagina:Campana - Il più lungo giorno, manoscritto, 1913.djvu/119

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che svegliava il mio riso: basta poi il mio riso o il mio stomaco si erano calmati i giorni passavano: celo e acqua, celo e acqua: guardavo il giorno dal mio rifugio tra i sacchi di patate. Poi sdraiato in coperta stanco vedevo l’albero che dondolava verso le stelle nella notte trepida in mezzo al rumore dell’acqua e a volte al finestrino mi salivano spesso le onde avevo seguito il tramonto equatoriale sul mare. Volavano uccelli lontano dal nido ed io pure ma senza gioia. Costeggiavamo, ricordo il tramonto illuminava «el campo» deserto cogli ultimi raggi rossi e il sole tramontava dietro la costa deserta