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Pagina:Campanella, Tommaso – Lettere, 1927 – BEIC 1776819.djvu/289

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lettere 283


Non li basta quel che mi fece in Roma, quando mi vide in grazia di Vostra Beatitudine, e dubitò ch’io fossi inalzato da Vostra Beatitudine a quel grado ch’esso aspetta di cardinalato e di papato, come udirá appresso, onde cercò ogni via, per consulta di suo fratello, abbassarmi il credito ed astraermi dalla conversazion di Vostra Beatitudine, seminando per tutto ch’era vergogna ch’io trattassi con Vostra Beatitudine, e che si dicea che tratto di astrologia e peggio, e contra li regno di Napoli: e mi dava a creder che ciò si dicea per tutto; ed essi eran autori di tal fama. Il che ha detto poi in Bologna, come mi fu scritto, e poi dal padre Bergamaschino quando venne a predicar alla Minerva — e l’avea piú volte sentito da lui. E questo stesso ha seminato in Francia, sin alle orecchie del re; ed ha scritto al padre Carrèo, sua spia, che mi facesse questo mal ufficio, il qual mi lacera per tutto; e mi mandò a dire co ’l mio priore ed altri frati, che non cessará di subissarmi, solo perché ho detto ch’il generale è d’animo spagnolo e non francese.

E pur io non ho ancora detto ciò a questi signori. Ma lui sí l’imagina da quel che ho scoverto di lui in Roma nei monopolii fatti con Borgia e con l’ambasciatori; e dalle persecuzioni chi mi ha ordito con li spagnoli in Napoli per via del fratello, facendo morir Pignatello senza causa vera ma fitta e per estorsioni solo, perché, tormentato come cadavero, dicesse ch’io ero consapevole de tali calunnie di tossico e chiamata d’olandesi, come può a quest’ora Vostra Beatitudine avere scoverto ed inteso da quel vescovo che confortò Pignatello a morir bene, ed alloggia mo’ nella Minerva; ed alle riprensioni publiche che mi ha fatto, pensando che non solo io abbia fatta la risposta al distico fatto contra il re cristianissimo, ma anche il Dialogo della presente fortuna di Spagna e Francia. Ma in vero, inanti ch’io venissi qua, era notorio a questi signori che lui è spagnolo, e l’annunciâro gli ambasciatori Bettunes, Brassach, Novaglia e Cricchi; né ci è persona in corte che non lo tenga per dissimulato, bugiardo, doppio, chi vol parer a francesi francese — e però ne porta