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Pagina:Campanella, Tommaso – Poesie, 1938 – BEIC 1778417.djvu/120

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114 scelta di poesie filosofiche

Ma chi sa quel che di me fia, se tace
Omnipotente? e s’io non so se guerra
ebbi quand’era altro ente, overo pace?
Filippo in peggior carcere mi serra
or che l’altrieri; e senza Dio nol face.
Stiamci come Dio vuol, poiché non erra.

Conforto infelice del corporeo senso atterrito dalla ragione, che non si uccida pensando scampare i guai, contra Seneca ed altri, che la morte chiamano «quiete», non sapendo che cosa è senso.

72

Lamentevole orazione profetale
dal profondo della fossa dove stava incarcerato

CANZONE

madrigale 1

A te tocca, o Signore,
se invan non m’hai creato,
d’esser mio salvatore.
Per questo notte e giorno
a te lagrimo e grido.
Quando ti parrá ben ch’io sia ascoltato?
Piú parlar non mi fido,
ché i ferri, c’ho d’intorno,
ridonsi e fanmi scorno
del mio invano pregare,
degli occhi secchi e del rauco esclamare.

madrigale 2

Questa dolente vita,
peggior di mille morti,
tant’anni è sepelita,
che al numero io mi trovo